La morsicatura della coda è un problema riconosciuto da decenni nell’allevamento del suino, in particolare da quando l’industrializzazione dei settori produttivi ha trasformato quello che una volta era un allevamento rurale ad un allevamento spintamente intensivo.
L’aumento delle densità, l’impoverimento degli ambienti di allevamento e la crescente presenza di elementi stressanti hanno portato all’aumento della frequenza di fenomeni di cannibalismo tra gli animali, con importanti perdite economiche per gli allevatori dovute ai ridotti incrementi ponderali, la maggiore suscettibilità alle infezioni secondarie, maggiore uso degli antibiotici e cali della resa economica al macello causati da rifilature obbligate della carcassa ed a volte anche della completa distruzione di quest’ultima.

Per questo motivo, storicamente la coda del sino è sempre stata tagliata in tenera età per ridurre il più possibile il rischio di lesioni. Tuttavia, l’argomentazione ad oggi più discussa a proposito di questa pratica è quella legata certamente alla riduzione del benessere del suino, che manifesta la propria incapacità di integrarsi correttamente con le sue condizioni di allevamento tramite nervosismo ed aggressività.
Il peso che ha assunto negli ultimi anni il benessere degli animali, ed in particolare il taglio della coda, è sottolineato dalla presenza di una legislazione europea ad esso dedicata ed aggiornata nel 2011 con Decreto italiano (D. Lgs. 122 del 2011) a decorrenza dal primo gennaio 2013. A fornire ulteriore importanza all’argomento, c’è la forte spinta dell’opinione pubblica e del consumatore, che esprimono la loro voce con le proprie scelte sui banchi del supermercato fino ad arrivare a sempre più frequenti campagne di sensibilizzazione mediatica.
Partendo da questi presupposti, sono sempre di più le realtà zootecniche nell’Unione Europea che decidono di porre fine alla pratica del taglio della coda, ed ormai anche in Italia c’è chi comincia ad approcciare alla scelta. Questo comporta però non poche problematiche legate alla gestione della coda lunga mantenendo intensivo il sistema di allevamento. Sono numerosissimi gli studi condotti in tutta Europa che hanno evidenziato la multifattorialità del comportamento di morsicatura.

Cosa significa multifattorialità? Significa che i fattori scatenanti il problema sono molteplici, e spaziano dal management, al microclima, alla densità, allo stato sanitario ecc., complicando molto le possibilità di controllo. Per quanto sia disponibile dall’anno scorso una lista di fattori di rischio evidenziati nello specifico caso del suino pesante italiano (Scollo, A., Contiero, B., & Gottardo, F. (2016). Frequency of tail lesions and risk factors for tail biting in heavy pig production from weaning to 170 kg live weight. The Veterinary Journal, 207, 92-98), permane la difficoltà per le singole aziende suinicole di individuare la propria predisposizione a presentare fenomeni di cannibalismo, e conseguentemente a quantificare il rischio che si corre interrompendo il taglio della coda. Con l’intento di creare una strumento utile a dare consapevolezza agli allevatori dei propri rischi aziendali e ad orientare la scelta verso l’interruzione del taglio della coda oppure temporaneamente rimandare, è stata effettuata dall’Università degli Studi di Padova (Dipartimento MAPS) e da Swivet Research snc una complessa raccolta ed analisi statistica di dati di svezzamenti ed ingrassi italiani. L’idea è stata quella di utilizzare un modello statistico già noto in medicina umana ma fino ad ora mai utilizzato in zootecnia, la Classification Tree Analysis, tramite il quale creare un diagramma di flusso che traducesse in modo estremamente pratico e facile il rischio di un’azienda.

La Classification Tree Analysis

La Classification Tree Analysis è un’analisi statistica che  valuta le possibili interazioni esistenti tra diversi fattori di rischio per un problema, ed è utilizzata in campo umano per valutare il rischio di contrarre o manifestare patologie con complesse interazioni causali, come nel caso del rischio di cancro al colon, allo stomaco o ai polmoni. Per esempio, è noto come l’essere un fumatore, l’essere un paziente anziano e il fare poca attività fisica siano tutti fattori di rischio per l’insorgenza di tumore. Tuttavia qual è il reale rischio che un paziente con solo due di questi tre fattori si ammali in un breve periodo? È chiaro che una risposta a questa domanda può aiutare il medico a fare le scelte giuste nella prevenzione o nella prognosi. Allo stesso modo, poter rispondere alla domanda “qual è il rischio che la mia azienda sviluppi fenomeni di cannibalismo?” può aiutare a scegliere se si è pronti a provare ad interrompere il taglio della coda oppure è il caso di temporeggiare dando invece priorità alla messa in atto di interventi correttivi dell’attuale stato di benessere.

Il test

L’importante premessa da fare su questo strumento è di non affidarsi ciecamente al risultato ottenuto, perché le variabili che la statistica non ha potuto considerare sono purtroppo diverse (es. la presenza di arricchimenti ambientali, la stagione, la genetica…). Va invece utilizzato come strumento orientativo che evidenzia i punti critici aziendali che vanno certamente corretti prima di approcciare alla delicata scelta di non tagliare più le code. Si consiglia sempre di confrontarsi con il proprio veterinario aziendale!

Cosa fare se, dopo aver risposto al test, il risultato indica rischio basso? In accordo con il veterinario aziendale, che conosce la stabilità sanitaria dell’azienda, è possibile iniziare a valutare l’interruzione del taglio della coda. Il consiglio è però quello di tutelarsi il più possibile dando priorità alla presenza di arricchimenti ambientali in grado di soddisfare il suino ed occupare la maggior parte del suo tempo. Nel report EFSA del marzo 2016 si sottolinea come l’unico arricchimento ambientale ottimale sembri essere la paglia, purché presente anche in parte sulla pavimentazione (come lettiera o come residuo di paglia che cade da una eventuale rastrelliera sopra un’area di pieno).

Potete trovare questo test all'indirizzo https://servizi.suivet.it/tools.