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Suinicoltura + Suinicultura

(Dott.ssa Annalisa Scollo)

Da circa un anno, nel settore suinicolo l’argomento taglio della coda è tra i più discussi. L’argomentazione più accesa è dovuta alla richiesta della Comunità Europea di interrompere la pratica, introducendo gradualmente negli allevamenti italiani, così come in quelli esteri, suini con coda integra. L’opposizione di una buona parte di allevatori deriva dal rischio tangibile che la coda lunga diventi oggetto di ingestibili episodi di cannibalismo, per i quali obiettivamente è difficile trovare una soluzione rapida ed efficace. Molto spesso infatti, alle prime lesioni della coda seguono fenomeni intensi e diffusi a buona parte dei suini dei box colpiti, in quanto le prime tracce di sangue non fanno altro che risvegliare l’interesse di sempre un maggior numero di suini nei confronti delle code. L’esacerbarsi del problema può essere anche molto rapido e spesso ingestibile, tanto da rendere talvolta inutili gli sforzi di arginare il problema.

Certamente la chiave del successo nella gestione degli animali a coda lunga viene dalla prevenzione dei fenomeni di morsicatura tramite la correzione dei fattori di rischio così come impostato dal sistema ministeriale Classyfarm, in particolare gestendo al meglio gli arricchimenti ambientali e la formazione del personale. Il problema è però cosa fare se, alle prime esperienze o per improvvise cause non prevedibili insorge una morsicatura grave e diffusa.

Secondo le richieste Europee, ogni allevamento dovrebbe avere in allevamento un protocollo di intervento scritto  nel caso di insorgenza del problema di morsicatura alla coda. Chiaramente le azioni da intraprendere partono da una prima disinfezione di base per poi passare all’aggiunta di arricchimenti ambientali, all’individuazione e rimozione del morsicatore ed alla cura del morsicato. Tuttavia, soprattutto quando si è alle prime armi con i suini a coda lunga, capita di non riuscire ad essere tempestivi nell’intervenire sul problema, con la conseguenza che ci si trova a dover gestire un grosso numero di suini con gravi lesioni alla coda. La diretta conseguenza è l’elevato rischio di infezione, che può non rimanere confinata alla coda stessa ma può risalire lungo la colonna vertebrale portando a gravi ascessi che spesso portano alla perdita di funzionalità degli arti posteriori.

Cosa fare dunque con una coda che, per le gravi lesioni subite, andrebbe amputata per evitare conseguenze ben più gravi per l’animale? In commercio esistono degli anelli di gomma con relativo applicatore che vengono posizionati subito sopra la lesione, attorno alla porzione di coda ancora sana. Lo scopo dell’anello è quello di interrompere la vascolarizzazione e determinare una necrosi della parte distale della coda, che viene a staccarsi nel giro di qualche giorno.

Anelli di gomma per il taglio della coda del suino
Applicazione dell'anello di gomma alla coda del suino

Attenzione però, perché spesso l’anello viene applicato senza considerare la normativa, e dunque in maniera scorretta e perseguibile per legge.

1.       Secondo normativa, l’amputazione della coda può essere effettuata da un operatore diverso dal veterinario (es. tecnico di allevamento) solo entro i primi 7 giorni di vita dell’animale. Va da sé che qualsiasi metodo di amputazione applicato ad animali oltre il 7 giorno di vita vanno necessariamente effettuati dal veterinario, anche e soprattutto in presenza di lesioni. L’operatore non veterinario che applica l’anello o qualsiasi altro metodo di amputazione su un animale oltre il settimo giorno di vita è perseguibile per legge;

2.       Secondo normativa, l’amputazione della coda oltre i primi 7 giorni di vita va sempre effettuata per scopi terapeutici, quindi solo ed esclusivamente a causa di grave lesione già presente e mai per prevenire un fenomeno di morsicatura che ha colpito altri animali presenti nello stesso box. L’applicazione dell’anello o qualsiasi altro metodo di amputazione su un animale senza alcuna lesione alla coda è perseguibile per legge;

3.       Secondo normativa, l’amputazione della coda oltre i primi 7 giorni di vita va sempre effettuata con anestesia ed analgesia. Va da sé che entrambi i trattamenti devono anche essere registrati correttamente sul registro dei trattamenti dal veterinario. Il trattamento analgesico può essere effettuato con farmaci che possono essere detenuti nella scorta aziendale, e quindi possono essere somministrati dal tecnico di allevamento. Diversamente, l’anestesia può essere amministrata esclusivamente dal veterinario, che deve averla caricata nella sua scorta propria.

L’applicazione dell’anello o di qualsiasi altro metodo di amputazione senza analgesia ed anestesia è perseguibile per legge;

Chiariti questi punti fondamentali, rimangono comunque alcune problematiche legate alla pratica. Per esempio, quale dovrebbe essere la durata di analgesia ed anestesia? Per quanto riguarda l’analgesia, certamente andrebbe protratta almeno fino al momento in cui la parte distale della coda si stacca, ovvero fino ad amputazione terminata. Tuttavia il concetto è ben più difficile da applicare all’anestesia, in quanto qualsiasi anestetico esaurisce la sua efficacia ben prima che la coda cada, dunque prima che il processo “chirurgico” abbia termine. È sufficiente l’anestesia per le circa due ore indicate sul bugiardino della procaina (anestetico locale registrato per il suino, in commercio) per perdere la funzionalità nervosa per compressione dell’anello? Purtroppo non esiste risposta precisa a questa domanda neanche nella bibliografia relativa a specie animali diverse dal suino.

Si ricorda inoltre che il posizionamento dell’anello non deve essere casuale, bensì sempre tra una vertebra e l’altra, stando attenti a non posizionarlo sopra il corpo vertebrale per non prolungare di molto il processo di distacco della parte.

È chiaro che la pratica non è la soluzione migliore per l’amputazione della coda del suino, nemmeno se vengono osservati i tre punti legislativi descritti sopra. Il problema è che, ad oggi, non sono ancora state proposte delle alternative applicabili sul campo, e l’applicazione dell’anello sembra l’unica soluzione al momento disponibile, per quanto discutibile.