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Suinicoltura + Suinicultura

In uno scenario di continua mutazione dovuta alle pressioni di un consumatore sempre più attento ed esigente, la castrazione chirurgica del suino occupa un posto delicato. A seguito della crescente attenzione per l’argomento in un'ottica di benessere degli animali per il comprovato dolore che induce nei suini anche di tenerissima età, negli ultimi anni anche la Commissione Europea pone le basi per l’introduzione di una normativa specifica, chiedendo un primo parere ad un gruppo di esperti formato non solo da legislatori ma anche da rappresentanti degli allevatori europei, dell'industria delle carni, dei dettaglianti, scienziati e veterinari. Dopo tre incontri tenutesi a Bruxelles nel 2010, la dichiarazione finale fissa lo scopo di valutare la possibilità di abolire la pratica della castrazione.

La commissione si esprime invitando già dal 1° gennaio 2012 ad effettuare la castrazione chirurgica solo con un uso prolungato di analgesici e/o anestetici, mentre propone per il 1° gennaio 2018 l’abbandono definitivo della pratica. Si sottolinea che tale dichiarazione non ha valore legislativo ma assolutamente volontario, tuttavia l’orientamento del mercato europeo genera pressioni perché possa essere adottato quanto prima su larga scala.

Nell’Unione Europea, diversi Paesi si sono già impegnati ad eliminare la castrazione chirurgica mentre altri stanno adottando analgesia e/o anestesia di routine. Questo influenza notevolmente il mercato, in quanto consumatori e rivenditori iniziano ad acquistare solo prodotti che garantiscano un elevato standard di benessere legato alla castrazione, ponendo le basi per potenziali problemi di commercio interno. Le carni che non garantiscono i criteri di benessere richiesti potrebbero a breve subire penalizzazioni ed essere considerate di qualità inferiore sia su scala europea che nell’esportazione verso Paesi terzi.

Nella dichiarazione però, la commissione riconosce la necessità di castrare i suini pesanti destinati alla produzione di carni a marchio DOP o IGP, in quanto la maturità sessuale raggiunta dagli animali ridurrebbe drasticamente gli standard qualitativi del prodotto a causa dell’insorgenza di caratteristiche organolettiche indesiderate dovute ad androsterone e scatolo. La produzione italiana rientra dunque per la maggior parte in quei prodotti di specialità tradizionali di elevata qualità per i quali è concessa la deroga per la castrazione, tuttavia non va dimenticato che rimane la pressione del consumatore per una castrazione indolore.

Uso di anestesia

Il principale problema legato all’anestesia dei suinetti è l’uso di farmaci per l’induzione. Essendo la castrazione una pratica con la necessità di poter esser gestita facilmente anche dall’allevatore, l’unica soluzione è rappresentata dall’uso della CO2 in forma gassosa. Questo gas è attualmente adottato in alcuni Paesi del nord Europa, dove gli allevamenti si sono forniti dello strumentario necessario. Tuttavia l’uso della CO2 non è privo di svantaggi, tra cui la forte irritazione delle vie aeree e l’asfissia conseguente alla sua inalazione. Entrambi questi svantaggi inducono l’innalzamento dei parametri sierici dello stress quasi alla stregua della castrazione stessa. Recenti studi hanno introdotto la miscela di O2 alla CO2 ottenendo dei buoni risultati in termini di indicatori di benessere ma con un certo aumento della difficoltà nell’induzione dell’anestesia stessa.

Uso di analgesia

L’utilizzo di FANS ha il doppio vantaggio di avere effetto analgesico ed antinfiammatorio contemporaneamente, sommato alla loro facilità di utilizzo per mezzo di iniezione intramuscolare. Studi recenti registrano una sensibile diminuzione dei livelli sierici degli indicatori di stress negli animali trattati prima della castrazione. Tuttavia anche questa soluzione non è priva di svantaggi, in quanto per avere effetto il FANS deve essere somministrato tra i 30 e i 60 minuti prima della castrazione, con conseguente doppia manipolazione del suinetto. Oltre alla doppia manodopera richiesta, va considerato il doppio stress per l’animale che, seppur non in condizioni di sofferenza, ha conseguenze negative di stress anche per la sola manipolazione.