(dott.ssa Aurora Iotti)
Malgrado il periodo che il mondo della suinicoltura sta affrontando con l’avvento della Peste Suina Africana (PSA), uno degli argomenti a cui i consumatori tengono maggiormente rimane quello del benessere animale, questione diventata di interesse pubblico a partire dalla seconda metà del XX secolo, più precisamente quando nel 1964 Ruth Harrison pubblicò il libro “Animal Machines”, opera che sollevò la questione del benessere degli animali allevati intensivamente. In seguito allo scalpore che generò questo libro, il governo inglese commissionò un rapporto su tale tematica ad un gruppo di ricercatori da cui, l’anno seguente, scaturì il Brambell Report, un documento che, oltre ad essere uno dei primi documenti ufficiali relativi al benessere animale, enunciò il principio delle cinque libertà per la tutela del benessere animale:
1. libertà dalla fame, dalla sete e dalla malnutrizione;
2. libertà dai disagi ambientali;
3. libertà dal dolore, dalle lesioni e dalle malattie;
4. libertà di poter manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche;
5. libertà dalla paura e dallo stress.
Scopo di questo articolo non è entrare nella valutazione del benessere animale ma focalizzarsi sul terzo principio, ovvero sulla prevenzione e sull’attenuazione del dolore negli animali, fattore che oltre ad invalidare il benessere/la salute degli stessi, può pregiudicare i parametri sia produttivi che riproduttivi.
Diverse sono le condizioni in cui gli animali provano dolore, come, per esempio, il momento del parto (specialmente se si verificano problemi di distocia), la presenza di zoppie e gli interventi chirurgici.
Le molecole più utilizzate per alleviare il dolore, l’infiammazione e la febbre nei suini appartengono alla classe dei corticosteroidi (desametasone) e degli anti-infiammatori non steroidei (i cosiddetti FANS quali il meloxicam, il flunixin, l’acido tolfenamico, il ketoprofene e il salicilato di sodio); si aggiungono poi due molecole FANS-simili che hanno solo proprietà antipiretiche e analgesiche (non possiedono quindi le proprietà antinfiammatorie tipiche delle molecole citate precedentemente) quali il paracetamolo e il metamizolo sodico.
Tutte queste molecole si differenziano per il loro potenziale analgesico, antipiretico e antiflogistico e per la loro efficacia, il che rende difficile la scelta di quale prodotto utilizzare per ogni determinata condizione.
Tra le molecole precedentemente nominate, quella di più recente sviluppo e che trova più largo utilizzo è il meloxicam, per cui, al momento, ci soffermeremo su di esso.
Uso del meloxicam negli interventi chirurgici
Il meloxicam trova largo uso come farmaco anti-infiammatorio e analgesico da utilizzare durante gli interventi chirurgici, in particolare durante la castrazione dei suinetti, in quanto permette di mitigare il dolore post-operatorio, mentre non ha nessun effetto sul dolore intra-operatorio per il quale è necessaria la combinazione con anestetici, sedativi e altri analgesici, come la lidocaina o il tiopentale sodico.
La raccomandazione sarebbe di eseguire l’iniezione dai 10 ai 30 minuti prima dell’intervento chirurgico, in modo che possa fare effetto prima della procedura. Inoltre, non dovrebbe essere somministrato a suinetti con meno di 2 giorni di età.
Diversi sono gli studi che dimostrano come questa molecola sia quella con gli effetti più significativi sulla riduzione della percezione del dolore dopo la chirurgia, permettendo ai suinetti di tornare ai propri comportamenti etologici nel giro di poco tempo.
Alcuni dei farmaci a base di meloxicam presenti sul mercato sono effettivamente gli unici che, nel proprio foglietto illustrativo, possiedono l’indicazione per l’uso nel caso di interventi chirurgici; tutti gli altri farmaci mancano di questa dicitura (nonostante ciò, in campo è comunque possibile utilizzarli se opportunamente dosati).
Uso del meloxicam nel periodo periparto
Un altro uso molto comune riguarda le scrofe nel periodo del periparto, una fase stressante per l’animale per molteplici motivi (es. cambio di stabulazione e alimentazione); oltre a ciò, il parto è un processo doloroso che può essere aggravato dallo stress causato dalla manipolazione dei neonati da parte del personale della sala parto. Tutti questi fattori possono causare disagi psico-fisici nella scrofa che possono compromettere l’assunzione di colostro prima, e latte poi, da parte dei suinetti con conseguenze negative sulla salute dell’intera covata.
Diversi studi hanno indagato gli effetti della somministrazione di meloxicam alle scrofe nel peripato sulle performance dei suinetti: una prima ricerca ha evidenziato che la somministrazione non aumenta il tempo in cui la scrofa rimane sdraiata e quindi, teoricamente, i suinetti non posso incrementare l’ingestione di colostro e di latte. Tuttavia, un secondo studio, ha evidenziato un aumento della concentrazione di immunoglobuline G (IgG) e una migliorare crescita pre-svezzamento dei suinetti, ma senza avere effetti sulla mortalità sotto-scrofa.
Altra problematica legata alle scrofe è la mastite, una patologia molto diffusa negli allevamenti. Un aspetto su cui molti autori sono concordi riguarda l’efficacia che questa molecola ha sul miglioramento dei segni clinici che essa causa (alterazione del flusso del latte, del comportamento materno e infiammazione della ghiandola mammaria), soprattutto se associata ad una terapia antibiotica adeguata. Nonostante ciò, risulta difficile dimostrare un significativo incremento nella crescita dei suinetti dopo la somministrazione di meloxicam alla scrofa.
Uso del meloxicam per problemi locomotori e per infezioni sistemiche
Nei suini all’ingrasso, i problemi locomotori e respiratori sono tra le complicazioni più importanti. Le zoppie sono problemi multifattoriali che si verificano frequentemente anche nei riproduttori; sono spesso associate alle condizioni di stabulazione (pavimentazioni non idonee, gabbie), al management, all’alimentazione e/o alla genetica così come posso essere causate da patogeni. Si presentano a livello individuale, quindi anche il trattamento deve essere tale. I problemi respiratori, invece, possono avere diversa eziologia (cause infettive e non) e spesso richiedono soluzioni a livello di gruppo.
L’effetto del meloxicam su problematiche locomotorie di natura non-infettiva (es. zoppie) non è ancora stato sufficientemente studiato. I pochi studi che ci sono a riguardo riportano esclusivamente un effetto analgesico a breve termine della molecola.
Durante degli studi svolti in laboratorio, è stato preso in considerazione anche l’effetto che il meloxicam potrebbe avere sulle infezioni sistemiche di natura batterica, dimostrando che la molecola potrebbe migliorare i segni clinici (es. riduzione della febbre). È bene sottolineare che si tratta di una molecola senza effetti sulla risposta del sistema immunitario. Gli stessi risultati, però, non sono stati sperimentalmente osservati su infezioni di natura virale (es. PRRSv) in quanto non vi sono stati effetti migliorativi su febbre o sui segni respiratori.
Per tali motivi potrebbe essere maggiormente consigliata la scelta di altre molecole per quanto riguarda queste problematiche.
Concludendo, molti degli studi si sono concentrati sulla riduzione del dolore dei suinetti alla castrazione e si è concluso che il meloxicam rappresenta uno dei FANS più efficienti per il trattamento anti-infiammatorio e anti-dolorifico durante questa procedura delicata. Rappresenta una valida opzione anche per il trattamento delle mastiti nelle scrofe. Risulta, al contrario, poco efficiente per quanto riguarda problemi locomotori e di natura infettiva per cui saranno necessari altre tipologie di farmaci.