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Suinicoltura + Suinicultura

Come per tutti i fenomeni naturali, i parti si susseguono ciclicamente, e sono caratterizzati da una gradualità e progressione di eventi, quindi è possibile riconoscere, anche con una certa precisione, l’approssimarsi del parto già dalle ultime settimane della gestazione. Per meglio comprenderne l’andamento, il parto viene diviso in tre fasi:
1. Fase preparatoria al parto
2. Fase dell’espulsione dei feti
3. Fase dell’espulsione delle membrane fetali.
Vediamole nei dettagli.  
1-Fase preparatoria al parto:
Il periodo così definito di “pre-parto” incomincia dai 10 ai 14 giorni prima della data prevista dell’evento, con lo sviluppo della ghiandola mammaria e la tumefazione della vulva. Spesso è possibile osservare l’affioramento, sulla superficie cutanea della mammella, della caratteristica vena. Dai 3 ai 5 giorni antecedenti il parto può comparire una spontanea fuoriuscita di latte dai capezzoli che diventa sempre più copiosa, 
  raggiungendo le fattezze di veri e propri getti, attorno alle 8-24 ore che precedono il parto vero e proprio.Fra i segni ascritti all’avvicinarsi del parto, ricoprono certamente un ruolo importante la riduzione dell’appetito, l’agitazione ed il tentativo di preparare il nido. Quest’ultimo sintomo precede mediamente di circa 9 ore l’insorgenza delle doglie e, aspetto molto interessante, è innato quindi già presente nella scrofetta. 
 In effetti la costruzione del nido ha un ruolo tutt’altro che secondario, poiché è stata associata ad un controllo ormonale multiplo. In particolare vede coinvolta la prolattina durante la fase di inizio della preparazione dello stesso e l’ossitocina nella fase di cessazione di questa attività. In ogni caso coincide con l’incremento della contrattilità dell’utero, tipico delle ultime ore che precedono il parto.
Circa fra le 1-22 ore antecedenti al parto è inoltre possibile apprezzare un modesto scolo vulvare a carattere mucoso, striato di sangue nel 60% delle scrofe. Mentre in un 25% può essere presente anche il meconio, sottoforma di piccole palline scure che altro non sono che le prime feci espulse dal feto. In quest’ultimo caso è molto probabile che il parto sia già iniziato, anche in assenza di suinetti neonati. Da alcuni autori è considerato sintomo da valutare molto attentamente, poiché a volte associabile a parti distocici che richiedono pertanto un’esplorazione immediata per favorire la liberazione del canale del parto.
A circa 10 ore dal parto, anche se con notevole variabilità da soggetto a soggetto, si osserva un rialzo della temperatura di circa 0,5°C. Infine, 2 o 3 ore prima del parto, e successivamente in corrispondenza dell’espulsione dei suinetti, si osservano le caratteristiche contrazioni della coda e dell’addome. Quest’ultima, in prossimità del parto, si evidenzia con una cadenza di 15 minuti ed una durata di circa 10-15 secondi, per divenire più frequenti con l’avvicinarsi dell’espulsione del primo feto.
La prima fase viene considerata conclusa con l’apertura della cervice per permettere la successiva espulsione dei suinetti.
2-Fase dell’espulsione dei feti:
Questa fase è caratterizzata dallo sforzo profuso dalla scrofa durante l’espulsione di ciascun feto; tuttavia l’insorgenza del parto è preceduta da una sequenza di cambiamenti ormonali sia di origine materna che fetale. Questi hanno lo scopo di modificare l’equilibrio che si è instaurato e mantenuto durante la gravidanza (seguire tavola a fianco).
 
Gli estrogeni (1a) sono fra i primi ad intervenire in questo delicato meccanismo. Questa categoria di ormoni di origine placentare prodotti dalla scrofa in crescendo (nelle ultime 2-4 settimane di gestazione) intervengono sulla muscolatura dell’utero, attraverso l’induzione della sintesi dei recettori per l’ossitocina, oltre a favorire lo sviluppo della mammella e dei meccanismi legati alla lattazione. Tuttavia è bene sottolineare che gli estrogeni da soli non sono in grado di innescare il parto. Perché questo abbia inizio, è necessario venga eliminato dal circolo il progesterone (P4) che, come noto, è l’ormone predisposto dalla natura per il mantenimento della gravidanza. Questo viene prodotto dal Corpo Luteo (CL) che si forma sull’ovaio poco dopo il concepimento e ricopre un ruolo essenziale per il corretto proseguo della gravidanza stessa, inclusa la soppressione dell’attività muscolare dell’utero. Nel suino il P4 è prodotto esclusivamente dal CL, viene da sé che questo debba necessariamente essere il primo bersaglio da eliminare per scatenare il parto. Infatti questo è proprio quello che accade. Vediamo in che modo.
Per l’induzione del parto il ruolo dei feti è essenziale. Quasi come se fossero stanchi, anzi “stressati”, di rimanere nell’utero che con il procedere del tempo diventa un ambiente troppo “stretto”, ecco che dai suinetti più sviluppati, meglio dire più maturi, scaturisce il segnale di via al parto.
Dall’ipofisi anteriore del feto inizia la produzione di ACTH (1b) che, raggiunte le ghiandole surrenali del suinetto stesso, induce la produzione dei corticosteroidi (2), cortisolo in particolare che per l'appunto è l’ormone anti-stress per eccellenza. Passando all’utero, il cortisolo induce la produzione delle prostaglandine (PGF2). Queste ultime (3), riversandosi nel circolo sanguigno della scrofa, raggiungono le ovaie, dove legandosi a propri specifici recettori esplicano una decisa azione luteolitica, oltre a stimolare moderatamente la motilità uterina. Il passaggio successivo (4) è una brusca caduta del P4 con conseguente inizio del parto.
Con la rottura del CL entrano in azione altri due ormoni di grande influenza sul parto: la relaxina (5) e l’ossitocina (6). La prima viene liberata a seguito della rottura del CL che la produce e la conserva a partire già dal 28° giorno di gestazione. La relaxina ha il non indifferente compito di dilatare la cervice e di allentare i legamenti pelvici per favorire la normale espulsione dei nascituri. All'azione di rimodellamento della cervice partecipano attivamente anche gli estrogeni poiché sensibilizzano la cervice stessa all’azione della relaxina. La seconda, secreta dalla neuroipofisi della scrofa, aumenta contemporaneamente al crollo del P4 e si innalza ulteriormente durante la fase di espulsione di ciascun feto. Questo fenomeno, definito riflesso del Ferguson, si verifica attraverso un meccanismo neuroendcrino a seguito della distensione della cervice al passare di ciascun feto. Inoltre l’ossitocina svolge un importantissimo ruolo sulla muscolatura dell’utero, inducendone la contrazione, oltre che sulla ghiandola mammaria, favorendo la contrazione delle cellule a canestro mioepiteliali che circondano l’alveolo mammario causandone in definitiva la spremitura.
Dunque sono i feti ad innescare e coordinare il parto; trovo interessante osservare che il messaggio ormonale inviato alla madre e responsabile dell’innesco del parto sia dose dipendente. Perché questo si realizzi è necessario che vi siano un sufficiente numero di feti maturi all’interno dell’utero. Già! perché non tutti i suinetti della covata maturano contemporaneamente, infatti è stato dimostrato che alla fine della gestazione è la minoranza dei feti più maturi ad innescare il parto, decretando così la nascita dell’intera covata.
3-Fase dell’espulsione delle membrane fetali:
Questa è la fase conclusiva del parto e si contraddistingue per l’espulsione della membrana fetale (placenta fetale o seconda), e del suo contenuto. Solitamente compare fra 1 e 4 ore dalla fuoriuscita dell’ultimo suinetto, anche se non è così infrequente che ne possa nascere ancora uno, vivo o morto, in un secondo momento.
Il secondamento dovrebbe comunque completarsi entro le 12 ore dall’espulsione dell’ultimo suinetto. In questa fase la scrofa si presenta tranquilla, coricata su un fianco ed emette un caratteristico quanto ritmico grugnito di richiamo per suoi suinetti. Dall’esperienza di campo saper valutare correttamente questo quadro può voler dire chiudere il parto prima della sua reale fine. Nei 3-5 giorni successivi all’espulsione della placenta, spesso è presente uno scolo vulvare trasparente e di lieve entità, che a volte può diventare più denso. Tuttavia se la temperatura rettale, la mammella e l’ingestione di alimento dell’animale sono nella norma, si tratta di un processo trascurabile in quanto tipico del post-parto.