(Dott.ssa Giusy Romano)
Suinetti che battono, morte improvvisa sotto scrofa, alta mortalità pre-svezzamento, aumento di aborti tardivi e presenza di lesioni evidenti al cuore, sono tutti segnali che devono far drizzare le antenne e far sospettare che all’interno dell’allevamento sia presente un nuovo inquilino: il Cardiovirus suino, responsabile della cosiddetta Encefalomiocardite (ECM) nel suino.
Tuttavia, è raro trovarsi di fronte ad un quadro del genere, in quanto questa patologia è per lo più asintomatica, presentandosi nei suini adulti in forma subclinica. Gli unici che potrebbero indirizzare verso un sospetto di ECM sono i suinetti, nei quali la malattia si presenta con decorso acuto e morte improvvisa o con decorso più lieve e caratterizzato da dispnea, febbre, anoressia, depressione, tremori, barcollamento e paralisi. Inoltre, nelle scrofe e scrofette gravide, si possono registrare aborti a medio-breve termine, con un aumento dei nati morti e dei mummificati.
Questa volta la colpa ricade sui ratti e i topi, considerati i principali serbatoi ed escretori del Cardiovirus suino, riscontrato in grande quantità all’interno delle loro carcasse infette. È l’ingestione di mangime e/o acqua contaminati da ratti e topi, direttamente con le loro carcasse o indirettamente con i loro escrementi, la causa dell’insorgenza della ECM. Una volta infettato, il suino diventa escretore per circa 9 giorni, anche se non è ancora chiaro se ciò riveste un ruolo importante nella trasmissione del virus da un suino all’altro. Nei soggetti colpiti, la quantità più alta di virus si rileva a livello del muscolo cardiaco, in particolare si presume che la maggior parte dei decessi registrati siano dovuti all’insorgenza di un’insufficienza cardiaca destra. I suinetti che sopravvivono sviluppano invece titoli anticorpali che persistono per parecchio tempo.
Oltre ai sintomi appena elencati, attribuibili anche ad altre comuni patologie presenti in allevamento, la presenza di particolari lesioni necroscopiche può senz’altro indirizzare verso un’ipotesi di diagnosi differenziale, anche se la certezza diagnostica si ottiene solamente grazie all’isolamento e all’identificazione del virus dal muscolo cardiaco e/o dalla milza dei suinetti colpiti in maniera acuta. Le lesioni macroscopiche caratteristiche, visibili in corso di necroscopia, sono delle piccole macchie bianchie localizzate a livello del muscolo cardiaco, a volte accompagnate da una meningoencefalite non suppurativa. Altre lesioni riscontrabili sono quelle legate all’insufficienza cardiaca destra, quindi epatomegalia, idropericardio, idrotorace, edema polmonare e ascite; inoltre, può essere trovato un cuore ingrossato, molle e di colore rosso pallido, con presenza di emorragie petecchiali nel subepicardio.
Per contrastare l’ECM non esiste un trattamento specifico, ed è per questo motivo che si deve puntare sulla prevenzione piuttosto che sulla risoluzione del problema solo quando questo si presenta. Il primo e più importante passo consiste nell’eliminazione, o quanto meno nella riduzione, dei roditori presenti in azienda, al fine di ridurre al minimo la contaminazione virale. Inoltre, il mangime deve essere correttamente conservato e tenuto lontano da eventuali contaminazioni da ratti e topi e gli animali morti, sia roditori che suini, devono essere prontamente smaltiti per evitare la trasmissione del virus attraverso la sua ingestione tramite le carcasse. L’attuazione di misure igieniche e sanitarie di base aiuta molto nella gestione del virus, in particolare le aree contaminate dal Cardiovirus possono essere disinfettate con disinfettanti a base di iodio o cloro. L’importanza della derattizzazione e di una corretta gestione degli animali morti non deve quindi essere sottovalutata, poiché una non curanza di questi aspetti si ripercuote indiscutibilmente sullo stato sanitario dell’allevamento.