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Titolo provocatorio, per trattare un aspetto fortemente sottovalutato da molti colleghi: noi siamo a pieno titolo una professione intellettuale, con tutte le responsabilità che la cosa comporta, peccato che spesso ce ne dimentichiamo.
La professione di Medico Veterinario rientra tra le cosiddette “professioni intellettuali”, cioè fra quelle attività lavorative autonome “protette”, ovvero disciplinate da Ordini professionali sotto la vigilanza dello Stato.
I conflitti fra obblighi privati e responsabilità pubbliche, che riguardano tutte le attività professionali, assumono aspetti di particolare delicatezza nel caso delle professioni tecniche, poiché – nello specifico - per i Medici Veterinari i doveri professionali interagiscono con fattori legati al loro essere operatori in posizione intermedia fra l’ordinamento, che richiede loro, ad esempio, il rispetto di una sempre più vincolante serie di normative sanitarie sempre più complesse ed articolate, ed i cittadini, che spesso sono portatori di esigenze in conflitto con quelle di altri privati, o della intera collettività.
Il riconoscimento di questa funzione di cerniera fra pubblico e privato comporta che l’alternativa fra la fiducia individuale, che il Medico Veterinario (come del resto, ogni professionista) deve riscuotere dal proprio cliente, e il controllo sociale, che i pubblici poteri devono esercitare, si risolva con una sorta di “contratto sociale”.
Si può infatti dire che i professionisti abbiano concluso un ideale patto con il quale essi assicurano l’impegno ad un autocontrollo individuale e collettivo diretto a tutelare gli interessi non solo dei clienti, ma anche del resto della comunità.
A ben vedere, però, tutte queste parole (intellettuali, libere, protette) si ritrovano nella comune pretesa ad essere custodi del valore, quello della libertà dell’ intelligere, che fonderebbe e precederebbe lo stesso diritto delle professioni. La peculiarità della prestazione intellettuale si è recentemente, e autorevolmente, ribadito è «di implicare sempre la soluzione di un problema sulla base di un sapere e, quindi, di rivelare un contenuto creativo o inventivo», per cui quella intellettuale è «una prestazione che confronta un sapere a un problema» (1).
Tale prestazione ha quale carattere principale l’impiego di intelligenza e cultura in misura prevalenti rispetto all’uso di eventuale lavoro manuale (sempre presente, ma in modo più o meno intenso).
L’autonomia è assieme all’intellettualità ed alla professionalità, il terzo elemento caratterizzante della professione intellettuale. L’esercizio di quest’ultima è utile alla società e costituisce un bene prezioso da salvaguardare. Di conseguenza i risultati che i professionisti raggiungono, attraverso l’esercizio della propria attività lavorativa, costituiscono fini di pubblico interesse: il professionista viene, lavorando, ad esercitare una attività di pubblico interesse di cui si possono fare innumerevoli esempi. E’ impossibile poter definire questi fini pubblicistici con una sola frase, perché l’unico elemento che li accomuna è la pubblica utilità in essi insita.
Per i medici veterinari tutti, siano essi dipendenti pubblici, o libero professionisti, le finalità sono costituite dalla tutela degli obiettivi espressi dalle norme, cioè viene chiesto loro di fare:

  • Sicurezza alimentare (alimenti di origine animale privi di residui pericolosi);
  • Sanità animale (controllo delle zoonosi);
  • Controllo dell’antibiotico resistenza;
  • Benessere animale.

Quindi si rende necessario ricomporre la Professione nella coscienza dell’appartenenza ad un ruolo di tutela pubblica di tutti i veterinari per rendere credibile e possibile il raggiungimento di questi obiettivi.
Il nuovo Codice deontologico (2011) esprime questa necessità in un valore etico:
Art. 1 – Medico Veterinario –
Il Medico Veterinario svolge la propria attività professionale al servizio della collettività e a tutela della salute degli animali e dell’uomo.
In particolare, dedica la sua opera:

  • alla protezione dell'uomo dai pericoli e danni a lui derivanti dall'ambiente in cui vivono gli animali, dalle malattie degli animali e dal consumo delle derrate o altri prodotti di origine animale;

  • alla promozione di campagne di prevenzione igienico-sanitaria ed educazione per un corretto rapporto uomo-animale;
  • alle attività collegate alle produzioni alimentari, alla loro corretta gestione e alla valutazione dei rischi connessi.

(1) LEOZAPPA A. M., Professioni intellettuali e legislazione speciale: spunti per una riflessione, Rivista del Notariato, n.5/2002, pag. 1180 e ss.
Si ringrazia Vincenzo Sciacca, autore della tesi “L’organizzazione delle professioni”.
Si ringrazia Eva Rigonat, coordinatrice del GDL farmaco FNOVI.