Nel precedente articolo sulla MHD (figure 1 e 2), patologia causata principalmente da una carenza di vitamina E e selenio, abbiamo spiegato il modo in cui questa malattia si manifesta e quali sono i meccanismi alla base della sua insorgenza. A questo punto diventa di fondamentale importanza essere a conoscenza di come è indispensabile agire in una situazione in cui si riscontra la reale presenza della MHD e, soprattutto, di come evitare a priori che essa si manifesti in allevamento.
Nella maggior parte dei casi, infatti, il trattamento dei soggetti colpiti è difficoltoso a causa della mancanza di sintomi caratteristici che presagiscono la presenza della malattia, con conseguente morte improvvisa degli animali, senza lasciar spazio ad alcun tipo di intervento sugli stessi. Ciò che si può fare, quindi, è considerare quelle morti improvvise come dei campanelli d’allarme, che devono farci dare uno sguardo di insieme su tutti i fratelli dei soggetti colpiti, che, pur essendo apparentemente in forma, è molto probabile che covino la stessa patologia. La MHD non è una patologia trasmissibile, ma se un gruppo di animali in un allevamento è stato colpito dalla malattia, allora diventerà altamente probabile che anche i gruppi successivi, gestiti nelle stesse condizioni e alimentati alla stessa maniera, manifesteranno la patologia. Anche se non è possibile far niente per i primi soggetti colpiti, sarà comunque essenziale adoperarsi affinché la malattia non si manifesti nei gruppi successivi, al fine di ridurre ulteriori perdite economiche.
Come visto nell’articolo precedente, sono diversi i fattori che partecipano all’insorgenza della MHD e gli interventi maggiori possono essere effettuati, per lo più, sulla razione alimentare. È infatti opportuno valutare il contenuto di olio di mais, di acidi grassi polinsaturi, di aflatossine e di vitamina A all’interno della dieta fornita agli animali e, se necessario, modificarlo. Inoltre, sarà necessario aumentare il livello di vitamina E e selenio presente nel mangime, poiché la loro carenza viene comunque considerata come il principale fattore predisponente la comparsa della patologia. Questi due elementi sono presenti in diversi ingredienti alimentari, come l’olio vegetale, i cereali e le piante verdi; il supplemento di vitamina E dovrebbe essere favorito rispetto al supplemento di selenio, poiché quest’ultimo potrebbe causare una tossicità epatica maggiore rispetto al primo, con il rischio di incorrere in un’altra patologia, conosciuta con il nome di epatosi dietetica. Al fine di prevenire la MHD, i livelli di vitamina E dovrebbero essere intorno ai 112,36 mg/kg di peso vivo nella razione dei suini in crescita e ai 67,42 mg/kg di peso vivo nella razione dei suini nella fase di ingrasso. In particolare, quando si utilizzano acidi grassi polinsaturi nella dieta, allo scopo di fornire una maggiore fonte di energia agli animali, sarebbe opportuno aggiungere 3,37 mg di vitamina E per ogni grammo di acido grasso polinsaturo presente. Prima di procedere ad un supplemento di vitamina E, però, è importante sapere che i cereali ad alto contenuto di umidità conservati ad alte temperature e la crescita dei funghi possono diminuire il livello di vitamina E presente nella razione; è quindi opportuno accertarsi che la carenza di tale vitamina non dipenda in realtà da una simile situazione.
Nel caso in cui, però, un allevamento abbia precedenti di gravi perdite causate dalla MHD, è consigliabile effettuare un’iniezione intramuscolare di vitamina E + selenio in tutti i suini di età compresa tra 1 e 4 mesi (Van Vleet et al., 1973), poiché in questo modo i livelli di vitamina E rientrano nella norma entro poche ore dall’iniezione, mentre la supplementazione nella razione può richiedere un tempo di azione anche di 2 settimane.