Punture di insetti: non solo prurito!!!

(Dott.ssa Giusy Romano)

Quante volte capita di vedere in allevamento animali ricoperti di tanti puntini rossi (Foto 1 e 2), che, solo a vederli, danno un sospetto di gran prurito e fastidio ai poveri colpiti?! Questi puntini non sono altro che il risultato del “lavoro” di parassiti esterni (detti anche ectoparassiti), che operano all’insaputa dei nostri cari animali, procurando loro un fastidio non indifferente, oltre a diversi problemi di tipo sanitario.

Foto 1: punture di insetto in una scrofa alloggiata all’interno di una gabbia parto
Foto 1: punture di insetto in una scrofa alloggiata all’interno di una gabbia parto

Foto 2: punture di insetto in un suino in fase di magronaggio-ingrasso
Foto 2: punture di insetto in un suino in fase di magronaggio-ingrasso

Ovviamente gli allevamenti all’aperto sono maggiormente predisposti a questo tipo di lesioni rispetto agli allevamenti intensivi, dove le influenze climatiche vengono gestite in maniera più semplice grazie all’intervento del management aziendale. Purtroppo, attualmente, risulta ancora difficile stabilire gli effettivi danni economici causati da un’eventuale diminuzione dell’incremento ponderale, dell’indice di conversione e della resa al macello. Ciò che è certo, però, è che le lesioni cutanee presenti sull’animale potrebbero condurre allo scarto parziale o totale della carcassa in sede di macellazione, oltre al fatto che potrebbe sussistere il rischio di riscontrare la presenza di residui nelle carni in seguito all’utilizzo scorretto delle sostanze necessarie a controllare le infezioni. Le zanzare e le mosche sono i principali ectoparassiti responsabili di questo genere di lesioni cutanee (Foto 3).

Foto 3: dettaglio delle lesioni cutanee con presenza visibile di mosche sull’animale
Foto 3: dettaglio delle lesioni cutanee con presenza visibile di mosche sull’animale

Le zanzare, acerrime nemiche anche dell’uomo, possono determinare la formazione di piccole aree edematose, soprattutto a livello di arti e addome, che tendono a scomparire dopo 1 o 2 giorni. Se però i suini dovessero essere caricati in questo lasso di tempo, seppur breve, potrebbero non essere accettati per il mercato oppure potrebbero essere scuoiati in sede di macellazione. La soluzione migliore per affrontare questo tipo di problema risiede in un trattamento di tipo larvicida, da realizzare dove le zanzare depongono solitamente le uova, ovvero in zone dove è presente dell’acqua, necessaria infatti all’ovodeposizione e allo sviluppo larvale (es: crepe nel terreno). È inoltre importante sapere che è stato riportato che le zanzare possono fungere da vettori meccanici per il virus della PRRS e per il batterio Mycoplasma suis.

Le mosche, invece, rivestono un ruolo importante in allevamento per diversi motivi: vengono utilizzate dalle autorità sanitarie locali come un parametro per la valutazione del grado di igiene in allevamento, possono essere responsabili della trasmissione di alcune malattie infettive, possono causare miasi (invasione dei tessuti da parte delle larve) nell’animale o semplicemente possono dare fastidio agli animali con il loro morso. È interessante, a questo punto, dare un nome e conferire un’azione alle diverse tipologie di mosche che possono abitare nei nostri allevamenti:

  • Musca domestica: è la classica mosca piccola e nera con la quale conviviamo quotidianamente, soprattutto durante il periodo estivo. La sua riproduzione avviene nelle feci o nel materiale organico in decomposizione e le femmine depongono le uova nel letame, dove poi le larve vermiformi si schiudono e si spostano verso il terreno per impuparsi e far emergere la nuova mosca dopo circa 2 settimane. Purtroppo, questa mosca comune è in grado di trasmettere meccanicamente batteri patogeni (es: salmonella, coli, streptococcus) tramite le zampe o il liquido rigurgitato dalla sua bocca. Il controllo delle mosche dovrebbe rappresentare un’attività routinaria nella vita di allevamento, rimuovendo con regolarità il letame e utilizzando insetticidi spray da applicare sulle pareti, sul soffitto e sulle recinzioni.
  • Stomoxys calcitrans: meglio conosciuta con il nome di mosca cavallina, è anche lei molto diffusa all’interno degli allevamenti, ma, a differenza della mosca domestica, predilige riprodursi in materiale vegetale in decomposizione (es: paglia, fieno), in presenza della giusta quantità di umidità. Il suo morso è molto fastidio e, se presenti in grande quantità, possono causare un fastidio tale da determinare un calo di peso dell’animale, oltre a rappresentare anch’essa un mezzo di diffusione di batteri patogeni (es: mycoplasma). Si controlla al pari della mosca domestica.
  • Tabanidi: non sono altro che mosche cavalline ma di dimensioni maggiori e si riproducono sulla superficie delle foglie delle piante in prossimità dell’acqua. Solitamente aggrediscono i soggetti adulti, soprattutto a livello di dorso, testa, orecchie, addome e, nelle scrofe, prediligono la mammella. Gli insetticidi più comuni sono poco efficaci, quindi il suo controllo risulta essere più difficile rispetto a quello delle altre mosche.
  • Simulidi: sono mosche nere presenti soprattutto nei Paesi caldi, la cui riproduzione avviene sotto la superficie dell’acqua corrente dei ruscelli. Questa mosca causa vescicole e papule principalmente a livello di arti, addome, testa e orecchie e il suo controllo è difficile come quello dei tabanidi.
  • Mosche agenti di miasi: queste mosche si riconoscono bene per la loro lucentezza verde metallica sul torace e sull’addome. Questa particolare mosca si riproduce nelle ferite dell’animale vivo, anziché sulle carcasse, dove la femmina depone centinaia di uova dalle quali nasceranno larve che rimarranno nell’animale per 3-6 giorni, per poi maturare e andare a impuparsi nel terreno fino all’arrivo di condizioni climatiche idonee alla sua schiusa.