La normativa sul benessere del suino (D. Lgs. 7 luglio 2011 n°122) continua a destare numerose discussioni tra gli addetti al settore, soprattutto in vista dell’avvicinarsi dell’1 gennaio 2013 quale termine ultimo concesso dall’Unione Europea agli allevamenti per adeguarsi alla norma. Tra le principali preoccupazioni vi è sicuramente la richiesta di adeguamento delle strutture, con particolare riferimento alle superfici in grigliato di calcestruzzo, tipicamente utilizzate nell’allevamento di scrofe e scrofette e nel settore di ingrasso. Sono previste infatti precise dimensioni per le larghezze di travetti e fessure delle superfici calpestabili per ciascuna categoria di suino, come riportato in tabella.
Ampiezza massima aperture Categoria di suini
11 mm lattonzoli
14 mm suinetti
18 mm suini all'ingrasso
20 mm Scrofette dopo la fecondazione e scrofe


 

Ampiezza minima travetti Categoria di suini
50 mm lattonzoli e suinetti
80 mm suini all'ingrasso, scrofette dopo la fecondazione e scrofe

 Le restrizioni in termini di grigliato rappresentano un evidente problema in Italia come nel resto d’Europa alla luce delle ingenti spese che una buona parte di allevamenti dovrebbe sostenere per cambiare le vecchie superfici per sostituirle con le nuove.

La novità

Un recentissimo comunicato divulgato sui siti inglesi di BPEX e NPA dichiara la decisione della Comunità Europea di ammettere una tolleranza di 3 mm per le fessure dei grigliati destinati alla categoria dei suini all’ingrasso. Secondo tale decisione, sarebbero considerati a norma per tale categoria di allevamento tutti i grigliati in calcestruzzo con aperture fino a 21 mm, sollevando gran parte delle aziende dall’onere di una costosa sostituzione delle pavimentazioni.
Si tratta di una notizia non ancora confermata da nessun documento scritto dalla Comunità Europea e pertanto non ancora sicura, ma le fonti sembrano attendibili.

Ad ottenere questa importante tolleranza in termini di fessurati sono stati le inglesi NPA (National Pig Association) e BPEX (sezione dell’Agriculture and Horticulture Development Board), che hanno presentato al Defra i risultati di un affidabile calcolo dei costi che gli allevatori inglesi dovrebbero sostenere per adeguare i propri impianti entro gennaio 2013. Tali costi sembra raggiungano i 17 milioni di sterline, ovvero circa 21 milioni di euro, per la sola Gran Bretagna ma naturalmente salgono a più di 60 milioni di euro se si considera che il problema coinvolge gran parte d’Europa, compresa l’Italia.

Fortunatamente la Commissione Europea comunica di essere d’accordo con le osservazioni ricevute anche alla luce dell’imprecisa fattura dei prodotti in calcestruzzo, concedendo la tolleranza richiesta. L’approccio pratico al problema dei grigliati sembra dunque essere stato premiato, e ha sottolineato che i problemi tecnici apparentemente minori hanno la potenzialità di infliggere un costo considerevole ad un settore già in difficoltà.

Gli allevatori che hanno dunque un grigliato con aperture fino a 21 mm sembra possano dunque dormire sonni tranquilli, ma va sottolineato che i grigliati con fessure di maggior dimensione vanno invece cambiati entro l’1 gennaio 2013 come stabilito in precedenza.
 

Ancora novità

Sembra inoltre che la Commissione Europea chiarirà altre questioni spinose che riguardano la normativa sul benessere del suino, con particolare riferimento alla superficie per capo da destinare a scrofe e scrofette allevate in gruppo. Sembra infatti che lo spazio occupato dalle free-access feeders (gabbie con mangiatoie a libero accesso) possa essere considerato come spazio disponibile per gli animali. Inoltre sono annunciate maggiori specifiche per quanto riguarda la pavimentazione solida continua, sempre per scrofe e scrofette, che può avere per legge un massimo del 15% riservato alle aperture di scarico ma che in tutta Europa lascia spazio a più interpretazioni.

L’intervento delle organizzazioni del settore suinicolo inglesi sembra dunque aver risolto i maggiori problemi legati all’introduzione di nuove norme su tutto il territorio europeo, e c’è da augurarsi che questo approccio costruttivo quanto pragmatico possa essere di buon esempio per affrontare future problematiche simili, come ad esempio l’abolizione della castrazione. Italia in primis, visto il suo particolare e protratto ciclo di produzione.

Intanto si resta in attesa di conferme legislative da parte della Commissione Europea.