SUIVET

Suinicoltura + Suinicultura

…VISTO ED ELABORATO PER VOI DALLE JRP 2013… (by Mario Gherpelli)
Dalle Journées de la Recherche Porcine (Giornate della Ricerca Suina – JRP), 45a edizione. Autori: Fablet C., Dorenlor V., Eono F., Eveno E., Jolly J.-P., Portier F., Bidan F., Madec F., Rose N.

Introduzione

L’elaborazione di programmi di prevenzione efficaci nei confronti delle malattie respiratorie richiede una precedente identificazione dei fattori che conducono alla loro espressione, più o meno severa. Infatti, il determinismo delle malattie polmonari è complesso e multifattoriale. Diversi agenti infettivi, così come fattori non infettivi relativi alle condizioni di allevamento, concorrono alla comparsa e alla gravità di queste malattie.

I fattori non infettivi, legati all’ambiente di vita degli animali, influenzano le malattie respiratorie in modo duplice: da un lato, agendo sugli agenti infettivi e modificando la pressione d’infezione alla quale il suino è esposto, dall’altro mediante un’azione specifica che compromette le difese naturali (fisiche e immunitarie) del suino stesso. Nei sistemi di allevamento intensivo sono molti i fattori in grado di interferire sul delicato equilibrio che si instaura tra le popolazioni microbiche patogene e la capacità di resistenza della popolazione suina, facendo spostare situazioni equilibrate (infezioni) verso situazioni squilibrate (malattie).

Molte ricerche analitiche sono state realizzate per identificare i fattori di rischio non infettivi implicati nella polmonite e nella pleurite, ma poche tra queste hanno preso in considerazione le prime fasi di vita dei suini, in particolare quelle che precedono lo svezzamento, che peraltro influiscono sulle dinamiche d’infezione e sull’integrità dei sistemi di difesa dei suini.

L’obiettivo di questa ricerca era di identificare e di quantificare l’effetto dei fattori non infettivi sulla polmonite e la pleurite di suini allevati in strutture a ciclo chiuso del Grand Ovest della Francia.

Materiali e metodi

In ciascuno degli allevamenti selezionati è stata effettuata una visita per raccogliere le informazioni richieste, attraverso la compilazione di un questionario e un’intervista all’allevatore. In parallelo, tre incaricati raccoglievano dati e misurazioni sulle condizioni di allevamento nei reparti maternità, svezzamento e ingrasso [per i dettagli sulle metodiche e gli strumenti utilizzati si rimanda al lavoro originale disponibile presso l’autore, NdT].

In un lasso di tempo compreso tra una e tre settimane dopo la visita in allevamento, è stato condotto un controllo al macello sui lotti di suini precedentemente osservati alla fine del ciclo di ingrasso. Per ciascun allevamento è stato creato un campione di 30 suini scelti in modo random, recuperando i polmoni dalla catena di macellazione e sottoponendoli ad un esame macroscopico delle lesioni. La polmonite è stata valutata utilizzando uno schema in 28 punti e la pleurite secondo uno schema in 4 punti, in accordo con la griglia messa a punto da Madec e Kobisch (1982).

Risultati

Lesioni riscontrate al macello

In totale, i polmoni di 4293 suini provenienti da 143 allevamenti sono stati valutati per il tipo e la gravità delle lesioni polmonari. Lesioni riferibili a polmonite sono state osservate nel 69,1% dei suini, tra cui il 17,7% presentava un punteggio superiore a 7. La pleurite è stata osservata nel 14,4% dei suini, mentre almeno un caso di pleurite estesa (punteggio>2) è stato osservato nel 40,6% degli allevamenti. La frequenza di suini colpiti da pleurite estesa variava tra lo 0 e il 36,7% secondo gli allevamenti, con una frequenza media intra-lotto del 2,9%.

Ricerca dei fattori associati alla polmonite e alla pleurite

L’analisi è stata condotta su un campione di 131 allevamenti. Un gruppo di 12 allevamenti gravemente colpiti da pleurite e da polmonite a diversi gradi di severità è stato scartato dall’analisi dei dati al fine di ottenere un campione più omogeneo.

Al termine dell’analisi multivariata, quattro variabili sono state inserite nel modello finale: l’intervallo tra bande omogenee di suini; l’origine/tragitto dell’aria nei reparti di svezzamento; il numero di suini presenti/reparto di ingrasso e la concentrazione media di CO2 nei reparti di ingrasso (misurata in continuo per 20h). Un intervallo tra bande inferiore alle 4 settimane, sale di ingrasso di oltre 90 capi, [CO2]>1600 ppm nei reparti di ingrasso aumentano in modo significativo la probabilità di lesioni da polmonite nella fascia intermedia (punteggi compresi tra 0,5 e 3,75). Se a questi fattori si aggiunge anche l’origine/tragitto dell’aria nei reparti di svezzamento, aumenta la probabilità che la polmonite si aggravi (punteggi>3,75).

Per quanto riguarda la pleurite estesa, i fattori che ne aumentano la probabilità sono la ridotta scala di regolazione della ventilazione (≤5°C), l’assenza di trattamenti insetticidi in maternità, il taglio delle code dopo 1,5 giorni di vita e una castrazione tardiva dei maschi (dopo i 14 giorni di vita). Altri fattori associati a questa lesione sono una T° media <23°C nelle sale di ingrasso e una taglia di allevamento superiore alle 200 scrofe.

Discussione

Il tipo e la gravità delle lesioni polmonari nei diversi allevamenti sono state determinate a partire dai dati su un solo lotto inviato al macello, il che potrebbe far nascere dei dubbi sulla completezza dell’informazione. Va però ricordato che, secondo diversi studi più analitici, le lesioni polmonari di un allevamento tendono ad essere relativamente costanti nel tempo. Inoltre, si è potuta verificare una buona corrispondenza tra i dati clinici forniti dai veterinari responsabili e il quadro anatomo-patologico, in quanto nessuno degli allevamenti con problemi respiratori evidenti ha fatto registrare bassi punteggi al macello, così come, all’opposto, nessun allevamento con una clinica poco rilevante ha mostrato lesioni polmonari importanti.

Quadri macroscopici di polmonite e di pleurite sono stati osservati rispettivamente nel 69,1% e nel 14,4% dei suini macellati e, pur non essendo questo uno studio sulla prevalenza, i risultati sono simili a quelli ottenuti da Leneveu et al. (2005).
I risultati confermano che il rischio di polmonite aumenta con la riduzione dell’intervallo tra bande (cioè gruppi omogenei) di suini all’interno dello stesso allevamento. Questo si può spiegare sia con il numero di gruppi che si formano nel ciclo di allevamento (minori all’aumentare dell’intervallo tra bande) sia con la maggior difficoltà di effettuare pareggiamenti/rimescolamenti con gruppi di età più distanziate.

Un’altra conferma viene dal maggior rischio di polmonite all’aumentare del numero dei suini nei singoli reparti di ingrasso, in quanto il rischio di trasmissione sia di particelle in sospensione che di agenti infettivi aumenta in modo esponenziale (Sorensen et al., 2006).
Per la prima volta, invece, questo studio permette di identificare come fattore di rischio per la polmonite la modalità d’ingresso dell’aria nelle sale svezzamento. Difatti, se l’aria utilizzata per il ricambio proviene direttamente dall’esterno senza un percorso intermedio di preriscaldamento, i suini sono esposti ad un maggior rischio. La spiegazione può essere ricercata nell’effetto stressante che l’aria fredda esercita sulle difese immunitarie aspecifiche, facendo diminuire la soglia di resistenza verso gli agenti infettivi.

Per quanto riguarda la pleurite, emergono in questo studio alcuni fattori di rischio presenti molto precocemente nella vita dei suini, fin dalla sala parto. Il primo è rappresentato dall’assenza di trattamenti insetticidi in maternità, facendo ipotizzare un ruolo non irrilevante degli insetti come vettori meccanici di agenti patogeni sia intra che inter-allevamenti.

Anche le pratiche chirurgiche di massa sui suinetti, taglio della coda e castrazione dei maschi, emergono come fattori di rischio per lo sviluppo di pleurite se effettuati tardivamente (rispettivamente, oltre 1,5 e 14 giorni di vita), probabilmente per la maggior ampiezza e difficoltà di cicatrizzazione delle ferite, con maggior rischio di ingresso di agenti patogeni.

Infine, viene confermato il ruolo di un’elevata concentrazione di CO2 nell’ambiente come fattore di rischio per lo sviluppo di gravi forme di polmonite. Questo non tanto per un effetto diretto di questo gas sull’apparato respiratorio, quanto per un effetto indiretto, in quanto indicatore di uno scarso ricambio d’aria e di relative concentrazioni elevate di bio-aerosols e gas dannosi.