(Dott.ssa Maria Costanza Galli)
Come anticipato in un precedente intervento, torniamo sul tema relativo alle gabbie per l’allevamento delle scrofe, questa volta incentrandoci però sulla gabbia parto e sulle sue possibili alternative.
Attualmente in Europa non vi è alcuna Direttiva che proibisca l’utilizzo della gabbia parto, tuttavia il crescente interesse dei consumatori riguardo il tema del benessere animale e l’evidenza che la gabbia non ne assicuri un livello adeguato, fa emergere la necessità di trovare soluzioni alternative efficaci ed efficienti.
Paesi quali Svizzera, Svezia e Norvegia hanno già proibito il loro uso, altri quali Danimarca e Regno Unito hanno fissato importanti traguardi per diminuirne l’utilizzo. La Danimarca ad esempio si sta impegnando affinché entro il 2021 almeno il 10% delle scrofaie presenti sul territorio allevi le scrofe libere dalle gabbie.
La gabbia parto è stata introdotta nel 1960 per diversi scopi:
- ridurre la mortalità per schiacciamento dei suinetti
- consentire la creazione di ambienti adatti a migliorare la sopravvivenza dei suinetti (nido con fonte di calore)
- assicurare un ambiente pulito ed igienico
- proteggere il personale da possibili aggressioni da parte della scrofa
Questi aspetti sono sicuramente positivi per la sopravvivenza dei suinetti e per la sicurezza degli operatori, ma impongono alla scrofa una restrizione fisica e l’incapacità di eseguire i propri comportamenti naturali, quali la costruzione del nido con materiale manipolabile, la possibilità di girarsi e di poter instaurare contatti con la propria figliata.
Da un lato, quindi, la gabbia parto garantisce miglior benessere per i suinetti proteggendoli dal rischio di schiacciamento, dall’altro determina uno stato di forte stress per la scrofa, il quale può portare anche alla comparsa di comportamenti aggressivi nei confronti dei nuovi nati.
Per cercare di rispondere a questo duplice aspetto nel corso degli anni sono state studiate e realizzate diverse alternative alle tradizionali gabbie parto, ognuna con livelli più o meno alti in termini di produzione, di benessere per le scrofe e per i suinetti e di sicurezza per gli operatori.
Per una più facile comprensione possiamo suddividere i differenti sistemi in 4 macro categorie.
Gabbie temporanee
Si tratta di sistemi con strutture flessibili che aprendosi permettono di dare alla scrofa più spazio per muoversi. Comunemente questi sistemi vengono lasciati chiusi con la scrofa confinata per i primi 2-3 giorni successivi al parto, quando i suinetti sono più vulnerabili allo schiacciamento e ogni qual volta sia necessario intervenire sugli animali. All’interno di questa categoria troviamo il sistema 360° Farrower situato interamente su pavimento fessurato e con un ingombro uguale a quello di una tradizionale gabbia parto; il sistema Combi-Flex anch’esso con pavimento completamente fessurato ma con un ingombro maggiore rispetto alla gabbia tradizionale (5.76m²) e il sistema SWAP, il quale, oltre a garantire uno spazio ancora più ampio (6m²), presenta pavimento fessurato solo nell’area posteriore di defecazione, permettendo un migliore utilizzo del materiale manipolabile.
Box individuali semplici
Si tratta di sistemi progettati con lo stesso ingombro delle gabbie tradizionali ma senza alcuna restrizione per la scrofa. Non prevedendo alcuna area per la defecazione, per garantire una buona igiene sono costruiti su pavimentazione completamente fessurata. Comprendono una zona protetta per il riposo dei suinetti e in particolare il sistema BPEX presenta un’ulteriore protezione durante i movimenti della scrofa che prevede la sostituzione delle sbarre con delle strutture a forma di fungo posizionate su tutto il box.
Box individuali progettati
Differiscono da quelli semplici in quanto prevedono delle aree definite, quali quelle per il riposo e la defecazione e delle strutture in più quali pareti inclinate o sbarre che sostengono la scrofa durante i cambi di postura e proteggono i lattonzoli. L’ingombro di queste strutture varia a seconda del brand: dal più spazioso PigSAFE (8.9m²), il quale prevede una separazione con un gradino tra l’area riposo/nido con pavimentazione piena e quella di defecazione e alimentazione con pavimentazione fessurata, la quale include la possibilità di chiudere la scrofa nella gabbia di alimentazione durante i trattamenti o le ispezioni rendendo più semplici e sicuri i lavori degli operatori, al meno spazioso sistema Free Farrower (6m²), il quale prevede le due pavimentazioni di tipo diverso ma senza alcun tipo di delimitazione. Altri sistemi che appartengono a questa categoria sono quelli FATs (7m²), i quali prevedono una separazione tra l’area di riposo/nido e quella di defecazione tramite una parete con passaggio. I punti negativi di quest’ultimo sistema sono la presenza di pavimentazione piena su tutta la superficie, rendendo le operazioni di pulizia più difficili e meno frequenti, e l’assenza di pareti inclinate per il rallentamento dei cambi di posizione della scrofa. Il recinto SowComfort (7.68m²) è costituito da due aree delimitate da un gradino rialzato, una con pavimento fessurato per l’area defecazione e alimentazione della scrofa, l’altra con pavimento pieno, in parte riscaldato, per la scrofa e i lattonzoli. Le problematiche principali di questo recinto sono l’assenza di un riparo per i lattonzoli e l’impossibilità di separare la scrofa dai suinetti. Infine il recinto per il parto WelCon (6.55m²), anche questo con le due aree ben delimitate risulta difficile da mantenere pulito per la presenza di sola pavimentazione piena.
Box di gruppo
In questi sistemi la scrofa e i suoi suinetti hanno la possibilità di unirsi ai propri co-specifici prima dello svezzamento, seguendo in questo modo il comportamento naturale degli animali. In natura infatti le scrofe si allontano dal gruppo 2-3 giorni prima del parto alla ricerca di un luogo isolato, per poi riunirsi circa 7-14 giorni dopo il parto, permettendo ai lattonzoli di integrarsi con le altre nidiate prima dello svezzamento. Questi sistemi, basati spesso sull’utilizzo di ampi recinti forniti di una lettiera profonda, possono essere gestiti con due strategie differenti: o le scrofe partoriscono all’interno di box (o gabbie) individuali per poi venir unite con i loro piccoli in un gruppo unico intorno ai 10-21 giorni dopo il parto, o possono essere stabulate in gruppo già prima del parto in un recinto che prevede la presenza di spazi individuali separati per il parto.
Numerosi studi hanno cercato di comparare i diversi sistemi sulla base di diversi parametri, primo tra tutti la mortalità dei suinetti, ma riportano risultati molto differenti a seconda del tipo di sistema utilizzato e sembra mancare ancora uno studio su larga scala che possa indirizzare con chiarezza i produttori verso una tipologia alternativa. Delle guide che descrivano nello specifico quale esatto protocollo di gestione vada seguito in azienda potrebbe aiutare molto nel raggiungimento di alcuni obiettivi, altrimenti difficili da raggiungere. Una recente ricerca, ad esempio, ha studiato diverse tecniche di apertura delle gabbie temporanee ed ha evidenziato una minor mortalità dei suinetti nella procedura che prevedeva l’apertura nel pomeriggio. Informazioni come questa risulterebbero davvero utili nel gestire in maniera più efficiente queste strutture, contribuendo ad aumentarne la redditività e il benessere degli animali.
Un aspetto che risulta invece evidente è che i sistemi alternativi hanno sicuramente una ripercussione sull’aumento del costo di produzione per l’allevatore, sia per l’investimento iniziale sia per il maggior spazio fornito a scrofe e suinetti. Serve quindi andare avanti sia con le ricerche di campo per trovare la migliore alternativa in termini di produzione, di benessere per scrofe e suinetti e di sicurezza per gli operatori, sia favorire una politica che possa far distinguere in maniera chiara ai consumatori quegli allevatori che adottano un sistema di allevamento alternativo alle gabbie tradizionali.