SUIVET

Suinicoltura + Suinicultura

…VISTO ED ELABORATO PER VOI DALLE JRP 2011… (by Mario Gherpelli)
Dalle Journées de la Recherche Porcine (Giornate della Ricerca Suina – JRP), 43a edizione: "LA GESTIONE DELLE SCROFE IN GRUPPO AUMENTA IL RISCHIO DI PROBLEMI RIPRODUTTIVI NEGLI ALLEVAMENTI FRANCESI?" - Boulot S., Courboulay V., Badouard B., Pellois H., Ramonet Y. – IFIP (Istituto Francese del Suino) e Camera dell’Agricoltura della Bretagna

 Introduzione

A quattro anni dalla scadenza prevista dalla normativa comunitaria [calcolo effettuato sul termine della raccolta dati, ndt], quasi 2 allevamenti francesi su 3 non hanno ancora adattato le proprie strutture alla gestione in gruppo delle scrofe gestanti. Questa situazione riflette uno stato di incertezza da parte degli allevatori, in seguito a ricerche che mettono in evidenza aspetti negativi sulle performances riproduttive, oltre ai dubbi che nascono da varie questioni operative.
Le domande più frequenti riguardo ai rischi della gestione in gruppo sono le seguenti: quali indicatori devono essere tenuti sotto controllo (fertilità, prolificità, natimortalità, tasso di riforma)? In quale momento e con quale impatto il raggruppamento delle scrofe gestanti può danneggiare la gravidanza in corso? Ci sono patologie che possono essere favorite dalla gestione in gruppo? E’ necessario gestire separatamente le scrofette dalle scrofe?
Per cercare delle risposte a questi interrogativi, abbiamo realizzato questa inchiesta partendo dai dati raccolti ed elaborati dalla GTTT [Gestione Tecnica dei Branchi Scrofe, il software utilizzato da molti allevatori francesi, ndt]. Inoltre, sono state effettuate inchieste complementari presso gli allevamenti che presentavano già da anni la gestione in gruppo, al fine di confrontare le varie soluzioni adottate.
 

Materiali e metodi

Nel 2009 e 2010 sono stati spediti due questionari d’inchiesta ai principali gruppi/organizzazioni di produttori in Francia, al fine di individuare gli allevamenti che gestiscono (in tutto o in parte) le scrofe gestanti in gruppo.
Tra i 641 allevamenti recensiti, ne sono stati selezionati 342 che disponevano dei dati della GTTT. Tra questi, dopo un’ulteriore scrematura, ne sono stati selezionati 256 (lotto “Gruppo”), paragonati a 256 altri allevamenti con gestione delle scrofe in gabbia (lotto “Controllo”), scelti in modo tale da riprodurre la stessa stratificazione del lotto “Gruppo” per i seguenti criteri: durata di lattazione, taglia del branco scrofe e regione di appartenenza. Infine, è stato individuato un ulteriore sotto-gruppo di 173 allevamenti che hanno compilato in maniera esaustiva il questionario complementare (riservato a chi gestiva già le scrofe in gruppo), al fine di analizzare i fattori di rischio associati alle performances riproduttive in questo tipo di conduzione.
[Per la descrizione dettagliata dei criteri di calcolo e dell’analisi statistica, si rimanda al lavoro originale, ndt].
 

Risultati

Effetto globale della gestione in gruppo

I risultati riproduttivi complessivi fatti registrare dagli allevamenti del lotto “Gruppo” sono del tutto paragonabili a quelli registrati nel lotto “Controllo” (scrofe in gabbia).
La produttività numerica (27,3 svezzati/scrofa produttiva/anno) e la prolificità (14,2 nati totali/parto) sono identici nei due gruppi e in linea con i risultati nazionali rilevati nel 2009. In questo studio, gli allevamenti in gruppo hanno più nati vivi/parto, a causa di una minor incidenza di nati morti/parto, ma, a causa di una mortalità sottoscrofa superiore, finiscono per svezzare lo stesso numero di suinetti (11,1/parto). Da notare che le “piccole nidiate” (cioè quelle con 8 o meno nati totali) si presentano con una minore incidenza negli allevamenti in gruppo.
La maggior parte degli indicatori della fertilità (Intervallo Svezzamento Calore, Intervallo Svezzamento Concepimento e Tasso di Fertilità alla prima IA) sono migliori nel lotto “Gruppo”.
Nonostante il tasso di rimonta globale risulti comparabile, gli allevamenti in gruppo riformano un numero maggiore sia di scrofette prima del parto (P<0,05) che di primipare dopo il parto (P<0,05). L’entrata in produzione delle scrofette risulta più precoce nel lotto “Gruppo”, ma la durata media della carriera risulta inferiore (5,3 parti contro 5,4 del lotto “Controllo”; P<0,05).
Sulle cause di riforma delle scrofe, il lotto “Gruppo” presenta meno animali scartati per patologie uro-genitali e per problemi di appiombi (oltre che una minor mortalità), mentre sono più elevati i tassi di riforma per problemi di infertilità (ritorni, scrofe vuote al parto). Per quanto riguarda le riforme in seguito ad aborto, invece, i due tipi di gestione non mostrano differenze.

Analisi dei risultati nei differenti sistemi in gruppo
1. Sistemi di alimentazione

I principali sistemi di distribuzione del mangime utilizzati dai 173 allevamenti gestiti in gruppo oggetto di analisi erano cinque: stazione automatica (DAC- autoalimentatori a singolo ingresso con chip di riconoscimento), “refettorio” (sistema di cattura a gabbia singola per ogni scrofa dei boxes), alimentazione al suolo (cassette distributrici dall’alto), mangiatoia comune con battifianchi, mangiatoia comune senza battifianchi.
Proprio il sistema di alimentazione è risultato quello con il maggior impatto sui risultati tecnici analizzati. In particolare, i sistemi DAC sono quelli che fanno registrare il più alto tasso di riforma, in particolare per le scrofette, anche se l’età media del branco resta nella media.
Il sistema “refettorio” risulta quello con il tasso di natimortalità più elevato, probabilmente perché è quello che garantisce la maggior longevità del branco (5,7 parti/media).
Il sistema “mangiatoia comune con battifianchi” risulta il più diffuso nel campione analizzato, con buoni risultati tecnici tranne che un’alta percentuale di riforma a causa di problemi agli arti.

2. Presentazione dell’alimento

La distribuzione del mangime a secco o in broda sembra interessare solamente due criteri. Il tasso di fertilità delle primipare (dopo il primo svezzamento) è significativamente più basso negli allevamenti in broda (P<0,05), così come si registra la tendenza ad una fertilità globale inferiore (dato non significativo). Anche le riforme per problemi agli arti risultano maggiori negli allevamenti in broda (P<0,05).

3. Momento della formazione dei gruppi

Nel nostro campione, il momento della formazione dei gruppi [quando si inbrancano le scrofe gravide provenienti dalle gabbie, ndt] ha effetti sulla fertilità (P<0,05), sulla frequenza di “piccole nidiate” (P<0,10), sulla prolificità al primo parto (P<0,10) e sulla natimortalità (P<0,10).
I tassi di fertilità inferiori si registrano dove le scrofe vengono svezzate direttamente in gruppo o dove vengono inbrancate nel corso della prima settimana post-inseminazione. Al contrario, il tasso di aborti, di scrofe vuote al parto o di ritorni tardivi o fuori ciclo non varia a seconda del momento della messa in gruppo.

4. Taglia dei gruppi

Per valutare questo parametro, abbiamo suddiviso il campione in 3 gruppi: allevamenti con gruppi inferiori a 10 capi (Inf 10), con 10-30 capi (E10-30) e superiori ai 30 capi (Sup 30).
Il tasso di riforma è risultato significativamente inferiore negli allevamenti Sup 30 (P<0,05).
La fertilità totale non ha mostrato variazioni apprezzabili, anche se negli allevamenti E 10-30 e in quelli Sup 30 si osserva un maggior tasso di riforma per problemi di infertilità.
La percentuale di allevamenti con ISE (Intervallo Svezzamento Estro) superiore a 7 giorni aumenta insieme alla numerosità dei gruppi scrofe, con valori rispettivamente del 33, 47 e 67% nei tre gruppi in ordine crescente.
La frequenza delle “piccole nidiate” (8 n.t./parto o meno) è inferiore nei gruppi Inf 10 rispetto agli altri due (P<0,05).
Infine, gli allevamenti con problemi uro-genitali superiori all’1% sono più frequenti nel gruppo Sup 30 rispetto agli altri due (P<0,05).

5. Gestione delle scrofette

Gli allevamenti che gestiscono le scrofette in gruppo dall’entrata in stimolazione fino all’ingresso in sala parto hanno carriere più lunghe rispetto a quelli che mettono le scrofette in gabbia seppur per un periodo limitato (5,4 parti contro 4,8, P<0,05), anche perché riformano meno animali giovani (prima del primo parto). D’altra parte, presentano un maggior tasso di riforma in sala parto, particolarmente a carico delle primipare.
 

Discussione

I risultati di questo studio concordano con i dati elaborati dal sistema nazionale GTTT, che non mostrano differenze nelle performances riproduttive tra gli allevamenti che gestiscono le scrofe in gruppo e la media nazionale.
Al parto, le scrofe gestite in gruppo mostrano una maggior numero di nati vivi, anche se questo vantaggio viene vanificato dalle maggiori perdite sottoscrofa, forse in relazione ad un più difficile adattamento alla gabbia parto da parte di animali abituati ad una maggiore mobilità.
Per quanto riguarda il momento dell’inbrancamento, le ricerche mettono in guardia dagli stress acuti nel periodo dell’impianto embrionale (14-20 giorni). In bibliografia si trovano indicazioni spesso contraddittorie, ma molte ricerche non risultano confrontabili, in quanto parecchi fattori possono variare. Non ultimo, la capacità tecnica dell’allevatore, che può fare la differenza. In alcuni casi, infatti, abbiamo notato che le scrofe vengono messe in gruppo nel periodo più rischioso, senza che i risultati vengano compromessi.
I sistemi di alimentazione in gruppo non sembrano influenzare molto i parametri riproduttivi, anche se si osservano effetti sul tasso di riforma per problemi agli arti nei gruppi con mangiatoia comune (maggior competizione).
I piccoli gruppi (inferiori a 10 animali) sembrano favorire un miglior controllo dei ritorni, anche per minori rimescolamenti tra gli animali.
L’aumento dei problemi in sala parto negli allevamenti dove le scrofette non hanno mai conosciuto la gabbia testimonia di una loro difficoltà di adattamento. Nell’80% degli allevamenti che gestiscono le scrofette gravide in gruppo, queste sono inbrancate tra di loro e non con le scrofe. Al contrario, quelli che fecondano le scrofette in gabbia e poi formano i gruppi, solamente nel 44% dei casi le tengono separate dalle scrofe, registrando però un aumento dell’infertlità che testimonia una difficoltà di questi animali nella formazione della scala gerarchica con le scrofe pluripare.
 

Conclusioni

Nonostante i rischi potenziali associati alla gestione in gruppo (stress sociale, bagarres, competizione per l’alimento, ecc..) un’analisi approfondita delle performances riproduttive mostra che non vi sono cali di produttività negli allevamenti francesi gestiti in gruppo rispetto a quelli gestiti in gabbia. Certo è possibile che emergano fattori di rischio nelle singole aziende, legati anche al livello tecnico degli allevatori, ma per comprenderli meglio sarebbero necessarie annotazioni più accurate delle cause di deficit riproduttivi, a partire dalle cause di riforma.