Questa tecnica di adozione prevede un intervento radicale a vantaggio della covata, poiché non sussistono più le condizioni per il suo sostentamento (foto 1).
In base alla situazioni, si rende necessario intervenire attraverso la rimozione della scrofa o della covata:
- Cause di rimozione della scrofa: morte della stessa, grave forma di MMA, gravi quadri sistemici in grado di limitarne fortemente l’assunzione di cibo mettendo in pericolo di vita l’animale (malattia e gravi zoppie in particolare).
- Cause di rimozione della covata: HTPP (ipogalassia transitoria post parto) che è condizione abbastanza tipica delle scrofe con sindrome della scrofa grassa (SSG), malnutrizione e particolari quadri sanitari dell’intera covata.
Mentre nel primo caso lo spostamento della covata è necessario a causa delle circostanze, per il secondo caso la cosa si fa più fine.
In effetti, venendo a mancare la scrofa, viene da se che, in base all’età dei suinetti, saremo costretti a trasferirli sotto un’altra scrofa, di pari età se la covata è già sofferente, oppure più grande, se i suinetti sono ancora ben in tono. Le modalità di tali trasferimenti saranno meglio trattate nello svezzamento a balzi (adozioni sistematiche), per ora mi preme sottolineare che, ogni qualvolta sia possibile, ritengo che l’applicazione della regola del “10” possa essere una opzione. Questa regola, ricavata solo dalla pratica, prevede la sostituzione fisica della scrofa problema con una scrofa, di massimo dieci giorni di lattazione in più (da cui regola del 10). Facciamo un esempio pratico: muore una scrofa che ha partorito da 3 giorni. Ci spostiamo quindi nelle sale parto dove sono presenti le scrofe che hanno partorito da circa 13 giorni (3 della scrofa morta + 10 della “regola”), scegliamo una scrofa con una bella covata di ugual numero e la trasferiamo nella sala precedente a fare da balia ai suinetti di 3 giorni.
Le situazioni relative al secondo punto, quindi alla rimozione della covata, sono decisamente più frequenti. Molto spesso capita di vedere covate numerose con due o tre suinetti in forte ritardo di crescita (foto 2), ed è in questi frangenti che ci si vede costretti ad intervenire velocemente.
Spesso cadiamo in tentazione nel trasferire solo questi ultimi, ma ciò non significa che sia la soluzione migliore al problema. In effetti il rischio maggiore è quello di lasciare la scrofa con pochi suinetti, penalizzandone così l’efficienza. L’idea più interessante potrebbe invece proprio essere quella di trasferire l’intera covata ad un’altra scrofa con una covata, di pari età, ma di migliore aspetto. Tanto per incominciare, molto spesso è possibile operare all’interno della stessa sala parto senza quindi spostarsi per tutto il reparto. Inoltre è frequente trovare la soluzione al nostro problema proprio nella “scrofa della gabbia accanto”. Lo scopo dell’adozione completa è quello di cambiare le due covate, rispettandone il numero, permettendo così ai suinetti in difficoltà di trovare capezzoli “freschi” in quanto ben munti da coetanei più vigorosi. D’altro canto i suinetti più belli potrebbero avere ancora la forza sufficiente per riattivare, almeno in parte, i capezzoli della scrofa problema o comunque potrebbero disporre di quel tempo necessario per arrivare a potersi alimentare con le farine appropriate al caso.
Lo strumento necessario per capire se la problematica che ha ingenerato questa disparità è da ricercare nella scrofa piuttosto che nei suinetti è il fidato, quanto trascurato, termometro! In base al suo responso, possiamo farci un’idea della situazione. Se l’origine del problema è la scrofa, l’esperienza porta a scegliere una scrofa coetanea con ottime caratteristiche lattifere ed una covata vigorosa, possibilmente in grado di essere svezzata. Stessa sorte dovrebbe essere riservata alla scrofa malata.
Diversa è la situazione in cui la causa del problema sia imputabile alla covata. Questi suinetti, secondo le più semplici misure di prevenzione delle malattie infettive, non dovrebbero essere trasferiti, allo scopo di evitare la diffusione della malattia. Quindi, vale la pena tentare l’approccio terapeutico più appropriato, ma quando ogni intervento si è dimostrato vano e, prima che sia troppo tardi, direi che l’adozione potrebbe essere un’opzione da valutare seriamente. Questo anche perchè si instaura, fra covata problema e madre, un circolo vizioso, dove i suinetti debilitati non riescono a mungere adeguatamente la scrofa che, di riflesso, riduce progressivamente, ma inesorabilmente, l’eiezione di latte.
In conclusione, se la covata problema viene spostata per tempo possiamo contenere le perdite ed in definitiva il risultato è da considerare soddisfacente, anche se il peso allo svezzamento di questi suinetti può risultare comunque compromesso.