(dott.ssa Giusy Romano)
Ebbene sì, il vaiolo esiste anche nel suino, pur manifestandosi in maniera sporadica. È una patologia di tipo vescicolare ed è caratterizzata dalla formazione di vescicole cutanee che possono interessare tutto il corpo (immagine 1 a lato).
La malattia è causata da un poxvirus che colpisce esclusivamente la specie suina (suipoxvirus) ed è proprio per questo motivo che non sussiste il pericolo di una trasmissione zoonotica dal suino all’uomo. Questo virus può colpire tutte le fasce di età, ma è la comparsa di sintomi clinici non è molto frequente e, quando accade, di solito i soggetti coinvolti sono quelli di giovane età, soprattutto sotto i 3-4 mesi.
La trasmissione del virus avviene prevalentemente tramite i pidocchi, quindi le condizioni di scarsa igiene favoriscono maggiormente la diffusione della malattia, oltre al fatto che le mosche possono fungere da vettori meccanici. Un’ulteriore fonte di trasmissione può essere il contatto diretto con le secrezioni nasali e orali o per contatto delle croste desquamate con le abrasioni della cute dei fratelli di box. Anche la trasmissione da madre a suinetto al momento del parto è possibile, seppur ancora più raro, e in questo caso si parla di vaiolo congenito (immagine 2). In quest’ultimo caso il suinetto potrebbe nascere morto con le lesioni cutanee ben visibili, oppure nascere vivo, sempre con le vescicole evidenti su tutto il corpo, per poi morire qualche giorno dopo. In tutto questo la madre non mostrerebbe alcun sintomo apparente di infezione, quindi non può far nascere il sospetto di essere una potenziale via di trasmissione del virus.
Per quanto riguarda il vaiolo tramesso tramite altri vettori, i soggetti colpiti e sintomatici presentano queste vescicole cutanee sui fianchi, a livello di addome, sulle zampe, la regione inguinale e sulle orecchie, mentre meno frequentemente si manifesta sul viso in prossimità degli occhi (immagine 3). Questo perché le aree sopra menzionate rappresentano le zone preferite dai vettori fonte di infezione (pidocchi, mosche). Le lesioni si formano come papule o vescicole di 10-20 mm contenente fluido giallo, per poi rompersi dopo 2-3 giorni dando inizio alla formazione di croste nere. Una volta cadute le croste, possono rimanere delle macchie scure sulla cute dell’animale.
Nei soggetti giovani le manifestazioni cutanee possono anche essere accompagnate da un rialzo della temperatura corporea e ad una perdita dell’appetito, ma raramente i soggetti colpiti muoiono per questa patologia. Al limite potrebbe verificarsi un ritardo nella guarigione delle lesioni cutanee qualora dovessero intervenire delle infezioni batteriche o parassitarie secondarie.
Per il vaiolo suino non esiste un trattamento specifico da utilizzare, ma una copertura antibiotica è consigliabile per tenere sotto controllo le infezioni batteriche secondarie che potrebbero manifestarsi. Inoltre non esiste un vaccino contro tale patologia poiché il suo impatto sull’economia aziendale è davvero irrilevante, quindi l’unica prevenzione possibile consiste nel mantenimento di uno stato igienico idoneo in azienda, con particolare attenzione ai trattamenti contro i possibili vettori responsabili della trasmissione del virus.
Foto 2: Vaiolo congenito
Foto 3: Vaiolo trasmesso da altri vettori